BOM AMA FLORA

All’incirca un mese dopo che mi congedai da Bom e Flora, con la caviglia guarita, feci di nuovo una scarpinata sui monti Lepini con l’intenzione di andarli a trovare, e quando arrivai sopra la vetta dove mi ricordavo la loro casa, rimasi di stucco. Non c’era più nulla. Neanche le tracce delle precedenti costruzioni. La casa e tutto il resto. Niente. Solo il soffio del vento che piegava l’erba. Come è possibile? E la fontana? Neanche quella. Persino gli alberi da frutto erano spariti. Ero molto perplesso.
Stetti un po’ di tempo a girare nei pressi per vedere se mi fossi sbagliato. Ma no, il posto era quello, lo riconoscevo da cento dettagli. In quella settimana di degenza, spesso uscivo con la stampella fattami da Bom, per vedere quella fattoria e i suoi simpatici animali che mi facevano un sacco di feste quando mi vedevano, e la visuale dei paesaggi, dai vari punti di vista, era esattamente quella.
Costernato, mi sdraiai a terra appoggiando la schiena sul tronco di un’enorme quercia, che ricordavo bene, perché era l’albero più grosso nei pressi della casa. Rimasi lì per un po’ di tempo, rimuginando incessantemente, senza trovare un minimo di spiegazione a quella scomparsa, a quella assurda sparizione. Poi, guardando l’orologio, mi accorsi che si era fatto tardi, e che se non fossi sceso subito, sarebbe calato il buio e non si sarebbe più visto nulla, rendendo molto pericolosa la discesa che, per arrivare alla mia macchina, parcheggiata alle falde del monte, ci voleva, con la luce del giorno, almeno una mezz’ora, andando svelti. Perciò, affranto, mi alzai e, con mio enorme stupore, vidi una cosa a cui prima non avevo badato: sulla corteccia del tronco della quercia c’era graffiato il segno di un cuore dove dentro c’erano segnate due lettere, la bi e la effe…

Martino Taurino

BOM AMA FLORAultima modifica: 2017-02-24T18:11:41+01:00da martinotaurino
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