Archivio mensile:giugno 2016

MALA TEMPORA CURRUNT (corrono brutti tempi)

Che strano sogno che ho fatto ieri notte. Ma prima di descriverlo bisognerà fare un’annotazione. Poco prima di dormire avevo visto un telegiornale in tv dove si parlava del fatto che l’Isis aveva minacciato il Vaticano, Roma e l’Italia intera, mandando via internet immagini tipo il cupolone con sopra la loro bandiera nera. Cose del genere insomma.

Ma passiamo al sogno: ricordo che stavo in un posto dove sembrava fosse in corso una battaglia per tutto il circondario, anzi, direi, casa per casa, e mi ritrovavo ad intervistare un capo dell’Isis.

Forse era ambientato in Siria, chissà… Allora gli chiedo (tutto il discorso si svolse in perfetto italiano): “davvero avete in mente di fare qualche attentato clamoroso anche in Italia?” E lui, con solo gli occhi scoperti dalla kefiah, mi risponde: “ma l’Italia non è mica l’Inghilterra, la Francia o la Spagna, dove non abbiamo avuto problemi a darci da fare…” “Mi scusi” gli faccio, “ma quale sarebbe la differenza?” “Ma come tu sei italiano e mi chiedi la differenza tra voi e il resto dell’Europa?” “Sì, evidentemente mi sfugge…”

Ad un certo punto un’esplosione abbastanza vicina fece tremare la terra sotto di noi, mentre lui noncurante continuava dicendo: “qual’è una delle cose più famose del made in Italy?” “Forse il mangiare? O la moda? Oppure il vino? Non saprei…” “La mafia, caro mio” “La mafia? Ma che c’entra con gli attentati?” “Come che c’entra, ne ha fatti più lei che noi” “Vabbèh, ma quella è un’altra storia, sono anni che non li fanno più…” “Certo, questo è perché hanno cambiato strategia…” Ed io, prendendo la palla al balzo: “in effetti, perché non la cambiate pure voi? Sarebbe un bene per tutti…” “No, per ora ancora non conviene…” “Che vuol dire?” “Che ogni occasione fa l’uomo ladro…” “Mi scusi, ma io non ci sto capendo niente, lei risponde in modo sibillino, potrebbe essere più chiaro?”

Intanto fuori continuavano ad esserci rumori di spari, di urla, di esplosioni, di crolli… “Voi, umili occidentali che non avete potere, non riuscite a vedere al di là del vostro naso…” in quel mentre ci sparano addosso e lui viene colpito al petto e stramazza al suolo.

Allora un’altro della dozzina di individui che stavano lì, sempre con il volto coperto dalla kefiah, comincia a dare ordini agli altri, perciò mi faccio coraggio e gli chiedo: “mi scusi, lei ha sentito quello che diceva il…defunto, potrebbe essere così gentile da chiarirmi il concetto?” E lui, con un tono di voce cupo disse: “mala tempora currunt…” “Per chi, per voi o per noi?” “Per voi, naturalmente…” “Ma se è appena stato ucciso un vostro capo…” “Quello non è un problema, da noi, morto un papa se ne fa subito un’altro, questo perchè abbiamo molte persone papabili…”

“Mi scusi se insisto, ma lei potrebbe chiarirmi quello che il suo ex capo voleva dire?” “Come vuole, io sono meno sofisticato di lui”, mi disse, indicando il morto, “e le dirò che, a parte gli interessi che noi abbiamo con la vostra malavita, sia essa mafia, camorra, ‘ndrangheta o sacra corona unita, parliamo di interessi finanziari legati ad armi e a quant’altro, c’è un altro fattore che ci impedisce di trattarvi alla stregua delle altre nazioni europee; l’italiano è diverso dagli altri, anche per una motivazione geografica, il Profeta (pace all’anima sua), ha voluto che l’Italia sia messa in modo tale da essere il collegamento tra l’Europa e l’Africa (dove anche lì abbiamo parecchie basi).

La conformazione psicosomatica dell’uomo italiano poi è particolare; al nord potrebbe passare per un europeo, al sud somiglia molto all’arabo.

Poi, tendenzialmente, l’italiano medio è molto ignorante, e non è da tanto tempo che è abituato ad avere una massa così grande di stranieri in casa propria, perciò se noi facessimo l’errore di fare qualche attentato dalle vostre parti, probabilmente la reazione italiana sarebbe molto diversa da quella delle altre nazioni…” “In che senso?” “Nel senso che voi vedreste l’Isis dappertutto, nei venditori ambulanti senegalesi, negli indiani e nei nordafricani che stanno nelle bancarelle dei mercati, nei negozi della gente del Bangla Desh, negli egiziani che vendono prodotti ortofrutticoli, per non parlare della marea di immigrati africani che sono arrivati, che stanno arrivando e che arriveranno sulle vostre coste. Per l’italiano medio ignorante (e la vostra nazione è quella che legge meno in Europa) questi sono tutti potenziali terroristi dell’Isis. Avete presente questo fatto cosa significherebbe per noi? Non possiamo permetterci una strategia del genere, per noi sarebbe assolutamente controproducente…”

All’improvviso una cannonata centra il nostro alloggio e provoca un’ecatombe…a quel punto mi sono svegliato di soprassalto, urlando, ansimando e sudando.

In mente mi ritornava in continuazione una frase detta da quel tipo: “mala tempora currunt”…

HOMO DICTATORES PECORIBUS

L’antico adagio “homo homini lupus” (l’uomo è un lupo per l’uomo) si potrebbe parafrasare con “homo dictatores pecoribus” (l’uomo è una pecora per il dittatore)…

I cosiddetti “uomini forti”, tenevano per i testicoli (e spesso li stringevano) le loro nazioni, ad esempio Re Abdullah in Arabia Saudita, Gheddafi in Libia, Sadam Hussein in Irak, Idi Amin in Uganda, Mao Tse Tung in Cina, Pol Pot in Cambogia, Ceausescu in Romania, Tito in Jugoslavia, Pinochet in Cile, Videla in Argentina, Franco in Spagna, Stalin in Unione Sovietica, Hitler in Germania, Mussolini in Italia e chi più ne ha più ne metta. Mi sono limitato solo al secolo scorso ovviamente (sennò non sarebbe bastato lo spazio), citando solo alcuni di quelli defunti, mentre quelli viventi (e, incredibile a dirsi, esistono ancora, soprattutto nel terzo mondo…) sono ancora molto impegnati a stringere gli attributi altrui.

Insomma, il senso del titolo è che la maggioranza degli uomini sotto dittatura si comporta come un gregge di pecore agli ordini del pastore (aiutato dai cani), e per continuare la metafora dobbiamo, ad onor del vero, nominare almeno l’esistenza delle pecore nere, cioè coloro che pensano con la propria testa, non in linea con il regime (e con il gregge), e che, tendenzialmente, fanno sempre una brutta fine; onore al merito a queste persone che, grazie al cielo, con la loro esistenza, restano degli esempi di vita per le generazioni a venire. Sto parlando di persone come il Mahatma Gandhi, Martin Luther King o Nelson Mandela, tanto per citarne qualcuno.

Un altro simbolo molto attuale potrebbe essere che il gregge di pecore “africano”, accortosi che c’è un varco nell’ovile, tenti la fuga, ma per guadagnarsi la libertà nei verdi pascoli bisogna attraversare vie d’acqua, e gli ovini non sono pesci…

Ricordo, sarà stato credo il ’94, quando andai in Niger, e parlando con un ragazzo, sveglio e acculturizzato, seppi che veniva dal sud per andare verso il nord-est e passare il confine con la Libia con il fine ultimo di imbarcarsi verso l’Italia per arrivare in Svezia, e siccome era già stato preso una volta e rispedito indietro, mi raccontava che aveva visto nel deserto biancheggiare le ossa di esseri umani periti di stenti tentando di fare quello che voleva lui.

Mi diceva che, entrati in Libia, c’erano gli addetti al controllo della frontiera con le loro jeep (in pieno deserto del Sahara!), che chiedevano svariati soldi per “non vedere”, e se non li avevi non ti facevano transitare e ti rispedivano indietro, e a volte capitava addirittura che ti rubavano tutto, e a quel punto eri quasi certo di dover morire. E questo molto prima di arrivare sulla costa, in vista del mare.  Perciò già all’epoca tentavano di scappare dal citato ovile…

Allora gli chiesi: “Ma perché? Chi ve lo fa fare?”. E lui mi guardò sconfortato rispondendo: “Voi europei non avete la minima idea di cosa vuol dire vivere in certi contesti, d’altronde, non potete averla…e poi, migrare è un diritto, non lo fanno anche gli uccelli?”.

In effetti il discorso filava.

Ma veniamo al nocciolo del problema: facendo un rapido conteggio, relativo solo al XX secolo, dei morti causati da guerre e repressioni o direttamente ammazzati dalle dittature si arriva a cifre da capogiro, roba di qualche milione di persone…

Voi direte che è normale amministrazione, che è così che vanno le cose, che l’uomo non può fare altrimenti e via dicendo, ma, c’è un fattore molto importante che viene normalmente ignorato, almeno dai mass media: proviamo a scoprirlo guardando in cielo…

La Terra, come è risaputo, è solo una goccia nel vasto oceano dell’universo, perciò per capire il fenomeno nella sua complessità, è il caso di introdurre l’influenza cosmica nel discorso, perchè questa condiziona, volente o nolente, il nostro pianeta, e di conseguenza chi ci vive.

Prima di entrare nel merito c’è però una questione che va resa nota, che le costellazioni e i segni zodiacali non coincidono e che siamo fermi a 2000 anni fa, cioè all’inizio del Cristianesimo.

Pensate che questo sia un fatto casuale? Meditate, gente…

Andiamo al dunque e vediamo i pianeti generazionali, cioè, gli ultimi tre corpi celesti del nostro sistema solare, Urano, Nettuno e Plutone.

Il transito di questi pianeti (cosiddetti lenti) che impiegano rispettivamente circa 84, 165 e 247 anni a fare un giro completo intorno al Sole (e di conseguenza anche alla Terra), influenza l’essere umano a livello collettivo, ed il loro passaggio in certi segni zodiacali provoca in particolari situazioni contingenti, determinate reazioni di popolo.

Cominciamo da Urano, il pianeta rivoluzionario per eccellenza, dove passa lui, le cose che prima andavano bene non soddisfano più, egli possiede un’energia che scardina, non vuole catene che lo imprigionano, vuole essere LIBERO, come l’aria, non a caso è il signore del segno zodiacale dell’Acquario (segno d’aria), dove ci si trova in domicilio, lui è il “protagonista” principale della frammentazione dell’ex Unione Sovietica e dell’ex Jugoslavia.

Passiamo a Nettuno, il pianeta della fede, della religiosità, signore dei Pesci (simbolo di prova e sacrificio) dell’elemento acqua (ovviamente), il suo passaggio determina un ripensamento sul senso della religione, che poi, se lo accoppiamo con Plutone (il re degli inferi dell’antichità), simbolo di profondità e di oscurità (cioè di ciò che non possiamo/vogliamo vedere, e che perciò non si conosce), signore dello Scorpione, il suo transito, per gli incoscienti, suscita come un desiderio interiore di morte con l’alibi della fede (guardate le modalità del sedicente “stato islamico”).

Questi pianeti stanno transitando nei segni dell’Acquario (Urano e Nettuno) e nel Sagittario (Plutone) che sarebbe il centauro che tira la freccia, simbolo di conoscenza, della lontananza, della curiosità di andare a vedere, dell’attrazione verso ciò che non si conosce, altro “protagonista” eccellente delle migrazioni di massa (che tanto inquietano l’Europa).

Invece, la parola chiave dell’Acquario, come accennavo prima, è LIBERTA’. Guardiamo la situazione mondiale e vedremo gente disperata che scappa dalla propria terra dove ci sono dittature e guerre (nella povertà più assoluta), per cercare semplicemente di VIVERE.

Negli ultimi secoli l’occidente, cioè i paesi colonialisti (o si potrebbe anche dire i lupi affamati), hanno disossato i già deboli corpi delle loro vittime (o pecore che dir si voglia), cominciando dallo schiavismo, fino ad arrivare allo sfruttamento dei minerali preziosi, siano essi oro, diamanti o i materiali che occorrono per fare cellulari e computer; sta di fatto che hanno reso quelle ex zone estrattive (dopo averle devastate) altamente cancerogene.

La gente cerca di scappare dalla morte, perché vuole vivere: le migrazioni odierne sono solo i frutti di quegli alberi a cui hanno spruzzato pesticidi in quantità elevata.

Che fare? Cambiare mentalità, abolire i pesticidi ed il transgenico (che è sterile).

Continuando la metafora, bisognerebbe cercare di curare quegli alberi con metodi naturali per cercare di riequilibrare questa enorme disparità tra l’occidente e il resto del pianeta, tanto è evidente che in un prossimo futuro tutte le razze dovranno convivere insieme.

Diamogli una mano anche a casa loro, cercando di riparare almeno in parte, per quanto ora possano apparire irreparabili, i danni che abbiamo loro inflitto, rispettando però la loro cultura.

Certo ora appare lontana come meta ma, prima o poi ci si deve arrivare per forza di cose, visto che comunque lo spazio sulla terra questo è e questo rimarrà.

E la tendenza alla crescita della popolazione mondiale è comunque in costante aumento. Quindi facciamocene una ragione e cominciamo a relazionarci con il diverso da noi in modo sereno e amabile e avremo tutto da guadagnarci in proiezione futura.

Oltretutto, essendo nati in occidente, dovrebbe sorgere spontanea l’idea cristiana dell’accoglienza dell’altro, del diverso, del più debole. Ma aldilà del fattore religioso, l’ospitalità non dovrebbe essere un sintomo di civiltà? In effetti, una volta, si diceva: “l’ospite è sacro”.

Se poi siamo solo un gregge di pecore ignoranti che ha una sfiducia costante verso “l’altro”, per paura che ci mangi l’erba più buona, non faremo un grosso sforzo ad attirarci un pastore, magari di quelli che hanno degli ovili così grandi da sembrare dei lager, presidiati dai suoi cani…

La storia ci insegna che la paura del diverso è sempre una cattiva consigliera.

La tendenza dell’uomo di non tenere la schiena dritta ma di incurvarsi sotto il giogo di chi ha più potere è sempre stata molto diffusa nel corso dei secoli.

Non è casuale, simbolicamente parlando, che solo l’essere umano ha la struttura fisica verticale, perchè la colonna vertebrale rappresenta l’IO, e quando non è dritta ci sono problemi di connessione con se stessi, e di conseguenza con gli altri.

Ed è qui che ha buon gioco chi vuole sopraffare l’altro, o per lo meno, chi vuole imporre la sua autorità, che di solito coincide con chi ha potere.

Forse la soluzione è la CULTURA (in effetti si è sempre detto cultura è potere). D’altronde la cultura è il sale della vita, chi non ne ha un minimo, si lascia vivere, pronto a cambiar bandiera al primo alito di vento contrario. E ciò è quello che vogliono gli “uomini forti”.

Ma non parlo della finta cultura dei media, quella passiva, parlo di quella vera, quella attiva, quella che ognuno di noi, se vuole, va a scoprire, quella che veramente ti “forma”.

La soluzione? E’ strettamente individuale, visto che ogni essere umano crede che l’universo esista solo per lui (e finché sarà così, tutto potrà ancora accadere…).

Magari tentare di mantenere la schiena dritta, sarebbe già un buon inizio, perciò, se vogliamo dare un futuro decente ai nostri figli e nipoti facciamo nostra una massima di Bergonzoni che dice:

“Io sono per la chirurgia etica: bisogna rifarsi il senno”.