Archivio mensile:febbraio 2017

BOM AMA FLORA

All’incirca un mese dopo che mi congedai da Bom e Flora, con la caviglia guarita, feci di nuovo una scarpinata sui monti Lepini con l’intenzione di andarli a trovare, e quando arrivai sopra la vetta dove mi ricordavo la loro casa, rimasi di stucco. Non c’era più nulla. Neanche le tracce delle precedenti costruzioni. La casa e tutto il resto. Niente. Solo il soffio del vento che piegava l’erba. Come è possibile? E la fontana? Neanche quella. Persino gli alberi da frutto erano spariti. Ero molto perplesso.
Stetti un po’ di tempo a girare nei pressi per vedere se mi fossi sbagliato. Ma no, il posto era quello, lo riconoscevo da cento dettagli. In quella settimana di degenza, spesso uscivo con la stampella fattami da Bom, per vedere quella fattoria e i suoi simpatici animali che mi facevano un sacco di feste quando mi vedevano, e la visuale dei paesaggi, dai vari punti di vista, era esattamente quella.
Costernato, mi sdraiai a terra appoggiando la schiena sul tronco di un’enorme quercia, che ricordavo bene, perché era l’albero più grosso nei pressi della casa. Rimasi lì per un po’ di tempo, rimuginando incessantemente, senza trovare un minimo di spiegazione a quella scomparsa, a quella assurda sparizione. Poi, guardando l’orologio, mi accorsi che si era fatto tardi, e che se non fossi sceso subito, sarebbe calato il buio e non si sarebbe più visto nulla, rendendo molto pericolosa la discesa che, per arrivare alla mia macchina, parcheggiata alle falde del monte, ci voleva, con la luce del giorno, almeno una mezz’ora, andando svelti. Perciò, affranto, mi alzai e, con mio enorme stupore, vidi una cosa a cui prima non avevo badato: sulla corteccia del tronco della quercia c’era graffiato il segno di un cuore dove dentro c’erano segnate due lettere, la bi e la effe…

Martino Taurino

TA’ BOM (terza ed ultima parte)

“Dunque il compito fondamentale della razza umana è amare, aiutare il più debole, sempre e comunque, perchè tutto quello che noi, individualmente parlando, abbiamo attraversato tramite le nostre precedenti incarnazioni, sotto forma di esperienze, permane, resta nell’universo, perché noi siamo figli del cosmo, e quando il nostro corpo fisico muore, la nostra anima, dovrà attraversare le varie sfere spirituali, in altre dimensioni, e sarà lì che ci renderemo conto che tutto ciò che ci è accaduto è perché doveva accadere, nel bene e nel male. Ma poi chi può dire se gli eventi, anche i più sconvolgenti, saranno un bene o un male per come poi si svilupperanno?
Dal mio punto di vista è tutto relazionato alle vite precedenti e alla preparazione costante e continua di quelle future, che è qui e ora, nell’azione e nel pensiero. Perché se non fosse per questo, non avrebbe senso quello che sto dicendo.
Se il vivere fosse solo frutto del caso, la morte a quel punto sarebbe, giustamente, quanto di peggio possa capitare.
Ma la vita non è una roulette, altrimenti tutto ciò che è nefasto rientrerebbe nella norma.
Ed in effetti chi non crede nell’aldilà, vive in una profonda e perenne tensione interiore, con la sindrome dell’arrivo della morte, in qualsiasi momento, che, per queste persone, rappresenta il nulla, il vuoto…depressione e angoscia: ecco la vera tragedia.
Ed è in questo contesto, alimentato dalle più svariate paure, che nascono cose negative, come per esempio le dittature. Le presunte razze superiori, o al contrario, quelle del siamo tutti uguali. Quando poi non è affatto così. Ovviamente, ne meglio, ne peggio, solamente, grazie al cielo, differenti. Perchè non può esistere un essere vivente perfettamente uguale ad un altro.
Un altro fattore importante per l’evoluzione animica dell’umanità, è l’arte, perché è la connessione tra il mondo materiale e quello spirituale. Prendiamo come esempio la letteratura, i grandi scrittori si distinguono da quelli normali perché sono dei “profeti”.
Comunque, per completezza, va chiarito un dato che è determinante; da quello che ho accennato, ad un primo sguardo, sembrerebbe che prima di nascere l’essere umano abbia già scritto il suo futuro, ma non è affatto così. Grazie al cielo, esiste il libero arbitrio.
Lui può sempre decidere in coscienza, quale strada prendere, perché esiste la libertà di scelta. Sempre.
Per quanto concerne scelte più “elevate”, del tipo dove si rinasce, quando, la scelta dei futuri genitori, e di conseguenza guidare il proprio karma, queste opzioni sono decise dall’Io superiore che è in connessione con le gerarchie celesti che sanno bene quali sono le esperienze di vita migliori da fare, ai fini dello sviluppo dell’evoluzione spirituale di ciascuno.”
“Allora ci possiamo reincarnare anche in un animale?” “No, come ti accennavo prima, l’essere umano non è un animale, perciò può reincarnarsi solamente nel suo regno, uomo o donna.”
“Scusa, ma, tu credi in Dio?” “Se pensi agli affreschi nelle chiese antiche, dove l’immagine di Dio è la fotocopia del Giove greco-romano, ti dico di no, se invece pensi ad una entità spirituale elevata che ha congegnato questo disegno divino fondato sull’amore e che ha come fine ultimo la ricongiunzione con Lui, ti dico di sì. C’è la scena finale del film di Ingmar Bergman “Come in uno specchio”, quando il figlio chiede al padre chi è Dio, e la risposta che sente è: “Dio è Amore”…
E la conferma di questo è l’immagine dell’entità del Cristo, cioè Dio che si è fatto uomo.
Pensa che Zarathustra ed il Buddha, vissuti secoli prima, dovevano preparargli la strada.
Quando si arriva a dire “ama il tuo nemico”, non si può più andare oltre, perché quello è Amore all’ennesima potenza.
Eppure, il Cristo ci è andato, oltre, sacrificando la sua vita per la salvezza dell’umanità…”
“Ma allora perché non essere cattolici?” “Per svariati motivi, tra cui il fatto che nei loro concili ecumenici hanno tolto il karma, la reincarnazione e addirittura l’esistenza dello spirito, spianando la strada al materialismo, mentre invece è notorio che, all’inizio dell’era cristiana, per i primi padri della chiesa erano dei dati di fatto.”
“Bene. Mi è sembrato che da questa intervista, siano uscite svariate cose interessanti, sarà il caso di approfondire certi riferimenti. Come chiusura a cosa penseresti?” “Il succo di questa conversazione mi fa venire in mente una frase del già citato Steiner: un passo nella conoscenza e tre nella morale.”
“Grazie tanto, Bom.” “Grazie a te che mi hai dato questa possibilità.”

Martino Taurino

TA’ BOM (seconda parte)

“Ma ci sono delle malattie devastanti, come si può pensare che esistano per la nostra evoluzione spirituale? Perchè mi sembra che è di questo che tu parli, o sbaglio?” “Non sbagli. La sofferenza, il dolore e perfino le lacrime sono un aiuto a livello karmico, perché è in queste condizioni che l’essere umano può avvertire la vicinanza dei mondi superiori.
Finanche Sorella Morte fa parte di questo, e noi dovremmo ringraziarla di esistere perchè senza di Lei noi non ci saremmo.
La Vita c’è perché c’è Lei, e quindi bisognerebbe averne più rispetto.
Quando muore qualcuno, non si vede l’ora di toglierlo di mezzo, e seppellirlo quanto prima; e ciò è sbagliato, soprattutto per la persona deceduta. Bisognerebbe farla rivivere dentro di noi, comunicando con chi l’ha conosciuta, tirando fuori i bei ricordi che ognuno ha con la tale persona. E magari piantare un albero, come segno del suo passaggio sulla Terra.
Sant’Agostino ha scritto: “la morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto.”
Ogni biografia è unica e perciò straordinaria, di conseguenza può sempre insegnare qualcosa a chi desidera conoscere.
E a proposito di Madre Natura; quando accadono cose devastanti come terremoti, tsunami e via dicendo, che causano immani tragedie, non bisogna dare la colpa alla sfortuna, perché lei, come sua sorella senza la esse, non esiste, perché ognuno ha sempre quello che, spiritualmente, gli serve. Perciò la causa di queste catastrofi va ricercata nel rapporto tra i transiti planetari del nostro sistema solare e il livello di etica e di morale dell’umanità intera, che condiziona e interagisce con il cosmo, perché è da lì che noi veniamo, ed è lì che torneremo, ovviamente non con il corpo fisico, quello alla fine ritorna ad essere terra.
Quindi, o ci pensa l’essere umano a risvegliare la propria coscienza, o ci pensa la malattia. Non dimentichiamoci che il termine “malato” deriva dalla parola latina “malum actum”, che si potrebbe tradurre con “atto sbagliato”. Ecco perché il vero medico, oltre a conoscere le risorse della natura per curare il corpo fisico, deve essere anche una specie di sacerdote, per ascoltare le “confessioni” del paziente e curarne l’aspetto animico e perciò spirituale, come accadeva nei tempi antichi.
Anche per quanto riguarda germi e virus che provocano epidemie devastanti; la motivazione della loro esistenza deriva anch’essa dal livello interiore dell’umanità che fa sì che ogni tanto delle entità spirituali negative vengano assorbite dalla Terra manifestandosi in quel modo e causando terribili malattie.
E ciò è derivato, va ribadito di nuovo, dal karma dell’umanità e dal comportamento del singolo, che, evidentemente, non brilla per altruismo o per amore nei confronti dell’altro. E pensare che sarebbe questo lo scopo della vita…”
“Visto che ne hai parlato prima, ci puoi spiegare meglio il concetto dei vari corpi di cui siamo composti?”
“Si, sono denominati corpi sottili. Come accennavo prima, esiste il corpo fisico che è legato al minerale, poi il corpo eterico, che è inerente al vegetale, il corpo astrale lo abbiamo in comune con gli animali, ed infine c’è l’Io che è la peculiarità dell’essere umano, che non è più solo istinto e necessità, come per gli animali, ma è un individuo che deve distinguere il bene dal male, e deve essere in grado di utilizzare scienza e coscienza.
“Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtù e conoscenza”, scriveva Dante Alighieri.
Da tutto ciò è formato l’essere umano, cioè dalle medesime sostanze di nostra Madre Terra, perché anche lei ha avuto, come noi, varie incarnazioni, ed altre ne avrà in futuro.
Per quanto riguarda il motivo per cui noi siamo qui, è perchè abbiamo un compito evolutivo da svolgere. Dobbiamo crescere spiritualmente attraverso l’amore.
Come diceva il poeta precedente, nell’ultimo verso del Paradiso e della Divina Commedia:“L’amor che move il sole e l’altre stelle.”
Ogni essere umano interagisce, volente o nolente, con l’esterno; parenti, amici, conoscenti, che, mano a mano, come un sasso gettato nello stagno i cui cerchi si allargano sempre di più, coinvolgono il comune, la provincia, la regione, la nazione, il continente, il mondo intero, il nostro sistema solare, ed infine l’universo. Tutto ciò è frutto del nostro karma perché siamo tutti collegati influenzandoci l’un l’altro, nella misura in cui viviamo sullo stesso pianeta.

Martino Taurino

TA’ BOM (prima parte)

Visto che devo trascrivere la mia intervista a Bom Tombadillo, direi di intitolarla “Tà Bom” che è portoghese e che in italiano vuol dire “va bene”. La lingua portoghese è in memoria della nazionalità del padre di Bom, Joao Ronaldo Reuen T., professore di lingua e letteratura inglese, scrittore e giornalista all’occorrenza. Nato a Lisbona, scappato dalla terribile prigione di Tarrafal nell’arcipelago di Capo Verde, dove l’aveva rinchiuso il regime dittatoriale fascista di Salazar dichiarandolo “non gradito”. Dopo essere arrivato in Senegal, nascosto da alcuni pescatori capoverdiani nella loro barca, coperto da reti da pesca, ha dovuto attraversare la Mauritania, il Sahara occidentale, il Marocco, la Spagna, la Francia, per arrivare finalmente in Italia, dove il suo karma gli avrebbe fatto conoscere l’amore di questa sua vita, Edita, nei giardini di Bomarzo, in provincia di Viterbo.
Solo questa storia varrebbe un bell’articolo…chissà se vedrà mai la luce…
Bando alle ciance, partiamo con l’intervista…
“Per iniziare, direi di parlare del tuo concetto di salute. Vista la medicazione che mi hai fatto sembrerebbe che tu ci capisca veramente qualcosa. Ti va di farlo sapere ai lettori del mio blog?” “Beh, diciamo che noi, io e Flora, sappiamo che ogni cosa della natura ha la sua realtà spirituale. Come il grande medico del passato, Paracelso, crediamo agli esseri elementari, cioè gli spiriti della terra (gli gnomi), dell’acqua (le ondine), dell’aria (le silfidi) e del fuoco (le salamandre), e questo perchè li vediamo.
Noi conosciamo il linguaggio degli animali comunicando con loro a livello astrale, ci connettiamo con lo spirito delle piante aprendoci all’eterico, vediamo le meraviglie del mondo minerale attraverso la comunione interiore del corpo fisico.
Nell’ambito della medicina poi ci curiamo fondamentalmente con la ”Farmacia del Signore”, i rimedi della natura, che sono secoli che si usano, e perciò sono una garanzia, e poi teniamo di gran conto la medicina antroposofica di Rudolf Steiner che si collega a quella omeopatica con in più la conoscenza della componente spirituale dell’essere umano e di ciò che lo circonda, ad esempio, la pianta è come l’essere umano capovolto, perciò le radici si usano per il polo neurosensoriale, per le funzioni del capo, dove prevale il pensiero, le foglie per la parte cardiocircolatoria e respiratoria, quella mediana, dove vibra il sentimento, e i fiori, i frutti e i semi per il polo metabolico, dove si estrinseca la volontà. Pensare, sentire e volere. Le tre forze dell’anima.
Ed a proposito di Rudolf Steiner e di Madre Natura, noi seguiamo anche l’agricoltura inventata da lui: quella biodinamica, che segue il calendario delle semine, cioè l’influenza di forze cosmiche rilevabili soprattutto nel comportamento delle piante. Questa modalità usa il compostaggio dinamizzato, come attivatore biologico per aumentare la biodiversità della microflora del suolo. Poi usiamo il sovescio, cioè l’interramento di particolari piante a scopo fertilizzante e la rotazione delle colture. E il corno silicio, il corno letame, il preparato cinquecento e altri. Insomma tutto ciò che serve per aumentare la fertilità del terreno secondo i suoi dettami. In questo modo non si schiavizzano gli esseri elementari, come avviene negli altri tipi di agricoltura.”
“Bom, ma tu come fai a sapere tutte queste cose?” “Quando il mio corpo fisico si riposa insieme all’eterico, faccio in modo che il corpo astrale e l’Io staccandosi possano viaggiare nel mondo astrale, dove si ha modo di conoscere molte cose, se uno è in grado di vederle, perché anche lì la visione è derivata dal proprio livello di coscienza; come dire, ognuno vede quello che è.
Per esempio ti ho accennato precedentemente alla Cronaca dell’Akasha, a proposito del fatto di conoscere quel che accade nel mondo, quando si viaggia in corpo astrale, se si è in grado, si può visualizzare quella che è come una sostanza su cui viene impresso l’agire ed il pensiero dell’essere umano nella sua interezza, nella sua storia, quella effettivamente accaduta…
Per quanto riguarda le mie precedenti incarnazioni (perché noi ci basiamo fondamentalmente sul karma e la reincarnazione), devo dire che la cultura mi è sempre piaciuta, e di conseguenza alcune mie letture le ho spesso messe in pratica.”
“E, dimmi, secondo te, la malattia ha un senso?” “Altro che se ce l’ha. Quando ci si ammala, o quando si hanno degli incidenti, è sempre una scelta del nostro Io superiore, che è in sintonia con i mondi spirituali, e la malattia esiste affinché noi si possa cambiare, che è quello che vuole la nostra evoluzione spirituale, anche se ciò, da un punto di vista materiale, è inconcepibile.”

Martino Taurino

I BUCHI (epilogo)

M’ero dimenticato er mejo fico der bigonzo, n’artro “presidente”, Mattarella. Ciavete presente a briscola er due de coppe quanno regna a denari? E’ lui. D’artronde è stato messo lì da quer paraculo de Renzi…’nzomma, co l’artri du presidenti già citati, famo ‘n tris de fant(occ)i da ride…praticamente tre buchi, dove dentro cè er vuoto.
Er meccanismo è sempre o stesso, quanno se mettono li pupazzi a fa a rappresentanza, a comannà è sempre quarcun’artro: quello che tira i fili. E chi sarebbe? Quarcuno che ce guadagna…
E a tar proposito, ritornamo ‘n’attimo a la sindachessa, così famo er pocher…ma io dico, co certe personalità che cià er movimento (gente co le palle quadre), chi è che va a mette su quaa portrona?
Ripeto er concetto, che pe riuscì a nun fatte riggirà da mamma Roma (quella de pasoliniana memoria, pe capisse), devi d’avè i famosi attribbuti, sinnò nun jaa potrai mai fa.
E pe finilla co ‘sti buchi ve racconto quello che me sò sognato stanotte: me trovavo pe strada quanno vedo ‘na ressa de gente che stava a guardà ‘na fossa pe tera, allora vado pur’io lì e glie chiedo che staveno a vedè, e me risponneno che era stato visto uno co ‘na moto che c’era caduto dentro e che era sparito…nun ce posso crede…allora pur’io ciò guardato, e ‘ndovinate ‘n po’ che ciò visto? Er vuoto…o mejo, c’erano quattro carte sospese per aria…era ‘n pocher…

Martin Passeraccio

I BUCHI

Sto periodo, si annate ‘n giro pe Roma, pe strada ce sò dii buchi che sò dii crepacci. Si ce caschi dentro, nun te ritroveno più. Allora tutti a piassela cor sindaco, ovviamente. Poveretta, ma perché ce l’hanno tutti co lei? Ma v’ammagginate co la vanga a coprì er buco? Nooo, nun jaa po fa… Comunque er popolino mormora che si ciaveva n’artro carattere (i famosi attribbuti), avrebbe preso pe le recchie chi doveva da coprì ‘sti buchi, come pe tante artre cose che sembrano peggiorate, proprio perché a vonno fa fori. Armeno questo, è quello che a gente dice…sarà vero?
Certo che pe sapè gestì mamma Roma ce devi d’avè le mutanne de fero…
Che voi, d’artronde questo è ‘n periodo…come dire…de buchi…penzate che’r presidente der conzijo è Gentiloni, e che quello der parlamento europeo è Tajani…ma ciavete presente chi sò? Dietro le facce, er nulla…dù buchi…dentro ‘st’omini, gnente…ma ‘ndo volemo annà co ‘sti soggetti…

Martin Passeraccio

BOM TOMBADILLO (seconda parte)

Ero seduto su di un comodo divano fatto in legno, con morbidi cuscini di lana, con il piede appoggiato ad uno sgabello, e così, bello rilassato, cominciai a guardarmi intorno. Innanzitutto vidi una biblioteca fornitissima, dove non mancava nessun classico, Omero, Virgilio, Dante, Petrarca, Ariosto, Cervantes, Shakespeare, Gogol, Puskin, Dostojevski, Tolstoj, Steiner, Kafka, Joyce, Orwell, Tolkien e chi più ne ha più ne metta. Però…non mi aspettavo che un contadino avesse tutti questi libri. Magari li avrà pure letti… Sulle pareti c’erano attaccate svariate stampe, opere di Raffaello, Bosch, Caravaggio, Dadd, Escher, Van Gogh, Mirò, Kandinski, Kokoschka, Pollock. Eppoi molte sculture in legno, scolpite per lo più su grandi radici, che rappresentavano gnomi, animali, esseri fatati. Ed erano molto ben fatte. Niente male davvero, questo è un agricoltore evoluto, altro che…
Dopo un po’, ritorna, mi spalma le pomate, che avevano un buon profumo, e mi benda la caviglia. E lo fa con una dovizia di mestiere che gli chiedo: “Bom, sei molto bravo, cos’è, hai fatto pure l’infermiere? Oltre che essere un artista ed un agricoltore, e chissà cos’altro?” “No, è che quando decidi di essere autosufficiente, le cose bisogna cercare di farle il meglio possibile. Per il proprio bene, mica per altro.”
A quel punto entra Flora, con un cesto pieno di frutti di bosco. Io faccio per alzarmi, ma Bom mi rimette subito giù. “Ciao cara, avremo un ospite per almeno una settimana”. “Che bello avere degli ospiti. Salve, mi chiamo Flora Baccoro. E’ sempre un piacere incontrare qualcuno.” Anche lei dava una sensazione gradevole, di una calma serena. Una bella donna florida, con le gote rosse e un’aria da contadina. Come dire, Dio li fa e poi li accoppia.
Quindi rimasi da loro una settimana, servito e riverito. Sono stato benissimo. Si mangiava meravigliosamente. Cucinavano tutti e due, con una stufa a legna anteguerra, che andava una meraviglia. E tutti e due erano vegetariani e astemi. Non compravano nulla, anche perché il paese più vicino era a svariati chilometri di distanza.
A parte i legumi, la verdura e la frutta già citati, avevano un pezzo di terra adiacente seminato a grano, ma non quello che si usa normalmente, bensì mi disse che era di un’antica qualità, che quando gli occorreva, trasformavano in farina avendo una piccola macina a pietra, mossa dai cavalli, e con ciò si producevano il pane, avendo un bel forno fuori, fatto da lui, e si facevano pure la pasta, poi i formaggi, avendo delle capre, e pure le uova delle galline (con relativo gallo coloratissimo). Insomma non dovevano chiedere proprio nulla a nessuno. Autogestione al cento per cento!
In seguito mi presentò gli altri mammiferi, ognuno aveva un nome: c’era un altro cavallo di nome Tam, due cani chiamati Randalf e Uragorn, due gatti nominati Timli e Cegolas, e due oche, Leriadoc e Neregrino. Ma la cosa più strana era la vipera che loro avevano nel granaio, che loro chiamavano Soromir, e mi dicevano che grazie a lei non esistevano topi da quelle parti. Nomi bizzarri per degli animali, senza dubbio. E per quanto riguarda la vipera gli domandai del rischio che loro stessi correvano, ma lui con serenità disse: “bisogna sempre guardare dove si mettono i piedi. E poi tutti gli animali velenosi ci tengono alla loro arma, gli serve per mangiare, perciò non vogliono affatto sprecarla. Certo è che si devono difendere, e allora se si calpestano è naturale e giusta, la loro reazione. Vedi che se tu li ignori, loro faranno lo stesso con te. Come dire: vivi e lascia vivere.”
Come ho detto, la loro casa non aveva elettricità, perciò non c’erano nè televisione, nè computer, nè telefoni o cellulari. Proprio fuori dal mondo.
E forse sarà stato anche per questo che riuscivano a comunicarmi una voglia di vivere antica, serena e tranquilla, in totale armonia con la natura.
Ma il fatto più entusiasmante era parlare con lui. Aveva un punto di vista particolare su qualsiasi cosa, sapendo il fatto suo, e sapendolo bene. Insomma, un tipo decisamente “sui generis”. Effettivamente in quella settimana, l’ho tempestato di domande su tutto lo scibile umano. E le risposte non erano mai banali, anzi, rivelavano una conoscenza estesa, a tutti i livelli. Perciò una sera gli ho fatto un’intervista, davanti al camino, con una bella tisana calda e dei buonissimi tozzetti fatti da Flora. E così ho pensato di riportarla sul mio blog.
E veramente c’è da rimanere stupiti perché spesso dalle risposte di Bom si evince un’idea ben precisa sul senso della vita, su chi siamo, dove andiamo e perché. Diciamo però che si esce completamente fuori dalla norma, assolutamente diverso dalla stragrande maggioranza del pensiero comune.
Con delle teorie sul senso della malattia e del destino che lasciano interdetti. Difficili da accettare.
Comunque ho creduto che un altro (davvero diverso) punto di vista, potesse essere interessante; per me lo è stato, forse lo sarà anche per altri, perciò: buona lettura.

Martino Taurino

BOM TOMBADILLO (prima parte)

Tempo fa, mentre stavo facendo trekking sui monti Lepini, caddi in un crepaccio. La caviglia mi faceva male, ed avevo qualche graffio, perciò gridai aiuto. Dopo un po’ vidi spuntare una faccia barbuta, a metà tra un uomo e uno gnomo che mi disse di stare calmo e mi chiese se mi ero rotto qualcosa, io gli dissi della caviglia, e lui mi rispose di non preoccuparmi che ci avrebbe pensato. Dopo un po’ vidi una corda intrecciata con dei nodi scendere nel crepaccio, mi chiese di imbragarmi con quella che mi avrebbe fatto uscire di lì. E così fece, con un cavallo che mi tirava su. Poi mi aiutò a montarci sopra e disse che saremmo andati a casa sua che si trovava poco distante.
Strano tipo questa persona, avrà avuto, più o meno, tra i cinquanta e i sessant’anni. I suoi occhi davano una sensazione di tranquillità assoluta. Il suo viso, da vero contadino, era abbronzato e sereno. Sembrava che nulla potesse turbarlo. Camminava a fianco al suo cavallo che chiamava Brodo con cui sembrava chiacchierare amabilmente, ma non con le parole, piuttosto, senza…non saprei come spiegarlo…ma vedevo che loro comunicavano…
Non facemmo neanche un chilometro quando arrivammo alla sua abitazione, tutta in legno, talmente compenetrata nell’ambiente circostante da essere poco visibile ad una certa distanza.
Adiacente all’abitazione c’erano svariati orti, uno di sole piante officinali, in un altro riconobbi carote, fagiolini, zucchine, zucche, vari tipi di legumi, anche piante da cucina, basilico, sedano, prezzemolo, e poi cipolle, aglio, insomma meglio di un negozio di frutta e verdura.
Una cosa avevo notato, l’assenza di solanacee, come pomodori, peperoni, melanzane, patate. Allora glielo dissi, e lui mi rispose che quando si mangiano le solanacee (che non sono originarie del nostro continente, bensì dell’America) il nostro metabolismo lavora più del normale, togliendo così energia altrove, dove è più utile.
Poco distante notai una sorgente d’acqua che sgorgava come da una fontana, e allora gli chiesi come era possibile a quell’altezza una fonte naturale, e se era acqua potabile. Lui mi rispose che la forma della fontana l’aveva adattata lui e che quell’acqua aveva delle notevoli proprietà, e poi mi disse che non è un caso che il tutto sia stato costruito vicino a quella sorgente, poiché l’acqua è vita, perlomeno in questo pianeta.
Poi c’erano svariati alberi da frutta, agrumi, mele, pere, pesche, ciliegie, albicocche, tralci di vite e vicino casa c’era un’enorme, splendida quercia e, non molto lontano, vidi una dozzina di arnie, poi delle strutture in legno che sarebbero potute essere un ovile e un pollaio.
Pensai, caspita, come si dà da fare l’amico. Chissà quanto ci ha messo a fare tutto ciò, perché ero sicuro che se l’era fatto da solo.
Prima di farmi entrare a casa sua si presentò: “piacere, Bom Tombadillo”. Che strano nome, pensai. E lui, come leggendo nella mia mente rispose che il nome per intero era Bomarzo, perché i suoi genitori, il padre portoghese e la madre di un paese dei monti Lepini, si erano incontrati ed innamorati lì, all’interno dei giardini di Bomarzo. Ricordai di esserci stato a suo tempo, e che mi erano piaciuti molto.
Quindi zoppicando, appoggiandomi a lui, entrai nella sua casa. Dentro era molto graziosa, con un buon profumo di spezie aromatiche. Notai come se ci fosse una mano femminile nell’arredamento. E lui, percependo di nuovo i miei pensieri, disse: “tra un po’ dovrebbe tornare Flora, la mia compagna, che è andata a raccogliere frutti di bosco. Intanto fammi sentire la caviglia.” Mi tolse la scarpa, il calzettone, e cominciò a muovere leggermente il piede, dopo un po’ disse che era una slogatura, e per quanto riguardava i graffi non erano un problema e che nel giro di una settimana sarei guarito completamente, se avessi seguito scrupolosamente le sue cure. E mi invitò a restare da loro per il tempo della guarigione. Anche perché l’unico mezzo di locomozione che aveva era il cavallo, perciò non poteva accompagnarmi da nessuna parte. In effetti ci trovavamo quasi in cima al monte più alto di quella catena montuosa. Io gli risposi che non volevo affatto recare disturbo alla loro quiete bucolica. Ma lui rispose che sicuramente la mia presenza avrebbe fatto piacere anche a Flora. Poi mi chiese se volevo una tisana ed io accettai.
“Bom…possiamo darci del tu?” “Certo, io do solo del tu, non l’hai notato?” “Mi chiedevo come fate a vivere fuori dal mondo. Non avete l’elettricità…è…è inconcepibile!” “Per quelli come te, sicuramente. Guarda che comunque è tutta una questione di scelte ben precise, e poi di consuetudini. In fondo ci si abitua a tutto.” “Ma almeno sapere quello che accade nel mondo…” “Noi le notizie le leggiamo nella Cronaca dell’Akasha.” “E cos’è, un giornale?” “Poi te lo spiego. Ora mi devi scusare ma devo andare a preparare gli unguenti per la caviglia ed i graffi.
Ti occorre qualcosa?” “No, grazie. Sto benissimo.”

Martino Taurino