Archivio mensile:ottobre 2017

QUANNO E’ GUERA E’ GUERA PE TUTTI

Ho saputo, de straforo, ‘na notizia bomba. Teneteve forte, perché è robba grossa: Osama Bin Laden è vivo.
S’è fatto a maschera facciale de Trump, s’è ‘n po’ ‘ngrassato, e ha preso er posto suo.
Ma quarcuno l’ha visto a Obama, pardon, a Osama (aho…a vorte basta ‘na consonante…) morto? Com’è che hanno detto? Buttato ‘n mare ‘n pasto ai pesci?
Me puzza, come a testa de ‘n pesce morto da quarche giorno…
Certo Bin Laden che fa Trump, è ‘no spettacolo strepitoso…
Tanto, come se dice a Roma, “ammazza ammazza, è tutta ‘na razza.”
Mo, er finto Trump, saa sta a pijà co quell’artro soggetto der nord coreano (daa serie, er più pulito cià a rogna…). Chissà come andrà a finì. Magari co ‘na bella terza guera mondiale, così, come cantava Battiato ner finale de una dee vecchie canzoni, Venezia- Istanbul: “e perché il sol dell’avvenire splenda ancora sulla terra, facciamo un po’ di largo con un ‘altra guerra.”

Martin Passeraccio

ERAN TRECENTO…

Aho…già più de trecento persone se sò fatte ibbernà, e svariate mijaja stanno in lista d’attesa.
Hai capito te…l’illusione de l’immortalità, che scherzi che te fà…
Certo a paura daa morte fa fà dee cose…
Li prezzi de le ditte che te congelano, che sò tre, dù americane e l’artra russa, variano da un massimo de 200mila dollari (porca puzzetta!) a 36mila. Che voi che sia…
E stamo a parlà dii corpi, sinnò ce stà pure l’ibbernazzione solo der cervello, dagli 80mila ai 18mila dollari. Ma chi se credono d’esse ‘sti cadaveri pe pagà così tanto er cervello loro: Einstein?
E questo naa speranza che entro ‘n par de secoli, perché hanno detto (capirai, se ne dicono
tante…) che sarebbe er tempo massimo de conservazzione de ‘sti morti, se trovi quarche metodo pe resuscità…com’era? I morti risorgeranno da e tombe.
Je toccherà aspettà a fine der monno…hi, hi, hi…
Pe capì bene ‘sta faccenna bisogna dì che ce se deve fà ibbernà subbito dopo morti, e a ditta deve da esse pure veloce, sinnò nun se po’ più fà.
Mo io dico, ‘nvece de buttà tutti ‘sti sòrdi pe ‘sta causa che fa ride i polli, convertiteve aa consapevolezza der karma e dda rincarnazzione, così sarete sicuri de rinasce (grazzie ar cielo no cor corpo e’r cervello de prima), e quii sòrdi dateli a i poveracci, no a quelle organizzazzioni non governative che sò dii magna magna da paura, ma de quelle serie, che, va bèh, sò poche, però fanno veramente der bene a chi sta co le pezze ar culo e a e vittime dee guere, che nun smetterano mai de essece (d’artronde l’omo se sa: cià i probblemi a pacchi…).
Si farete questo, naa prossima vita, er karma vostro sarà più “leggero”, e voi ciavrete quarche scianz in più de potè vive ‘na vita degna de ‘sto nome, e questo perché voi, naa vita precedente, avevate aiutato l’artri.
Ve pare poco?

Martin Passeraccio

E PIANTIAMOLA!

Tra le varie cose belle della vita, ce n’è una entusiasmante (se non siete ciechi ed avete un po’ d’amore verso nostra madre Terra), che è quella di incontrare vecchi alberi.
A volte, se sei ben disposto, soprattutto quando non te lo aspetti, è un’emozione da tuffo al cuore. Ovviamente, il fatto che abbiano una certa età lo si vedrà dalla stazza dei suddetti.
Non sto parlando delle scampagnate in mezzo alla natura, che restano sempre la cosa più bella da fare, ma bensì della sorpresa di trovarli andando in giro per la città.
A volte se ne trovano certi che incutono rispetto per la loro mole, e si rimane come inebetiti ad osservare la circonferenza del tronco, il colore e la consistenza della corteccia, la forma delle foglie, l’intrecciarsi dei rami, il volume della chioma…ed anche il fatto che nonostante la presenza dell’essere umano, siano stati in grado di conservarsi così, è qualcosa di veramente
stupefacente.
Se si pensa che a volte può accadere che hanno svariati secoli è straordinario. Pensate a quello che hanno potuto “vedere” e di cosa possono essere stati “testimoni”.
Normalmente chi ha il cosiddetto “pollice verde” sa bene che la pianta è recettiva, a tal punto che le persone più sensibili ci parlano, e questa gente non è fuori di testa, lo dimostra il fatto che di solito, la pianta trattata in questo modo, darà il meglio di sé, perché sarà contenta che qualcuno la accudisca amorevolmente.
Perciò cerchiamo di avere più rispetto nei confronti della flora, perché essa è “viva”, nel senso pieno della parola, e perché noi “viviamo” grazie a lei, e a proposito, c’è un fenomeno curioso: gli alberi più invecchiano e più aumenta il loro tasso di crescita, e così facendo inspirano più carbonio dall’atmosfera espirando più ossigeno, che ci consente di respirare.
Io vivo a Roma, e quando vedo certi alberi potati in modo osceno, dove sopravvive appena il tronco centrale e poco altro, mi sorge una rabbia dentro che mi viene da pensare, chissa perché, alle case di campagna dei colletti bianchi che lavorano al comune e alla loro legna per il
camino…
E’ capitato anche che questi incompetenti giardinieri comunali abbiano asfaltato completamente dei viali alberati, come nel caso del viale esterno all’università La Sapienza, dove c’erano svariate Gaggie di Costantinopoli, che sono degli alberi stupendi.
Avete presente i loro fiori? Opere d’arte fina!
E che cosa ci hanno fatto al loro posto? Parcheggi! Ma vi rendete conto? Ancora con questa mentalità gretta…che palle! Noi vogliamo vivere respirando ossigeno, non vogliamo morire inalando i gas di scarico delle automobili!
Vediamo il bicchiere mezzo pieno che è meglio, sennò ci viene un travaso di bile.
In varie parti del mondo c’è ancora la tradizione di piantare un albero per occasioni speciali, come la nascita di un bambino, un compleanno, o anche a Pasqua e a Natale. E c’è anche chi ne pianta al momento della dipartita di una persona cara, affinché resti qualcosa del suo passaggio…insomma, sarà il caso di riportare questa tradizione millenaria in auge.
E per finire leggete questa idiozia della Coldiretti: “l’Italia non è mai stata così ricca di boschi, ma mancano controllo e manutenzione…35mila nuovi posti di lavoro potrebbero nascere dall’aumento del prelievo del legname (!).”
Cosa dire? Stendiamo un velo pietoso dicendogli: piantatela!

P.S.: La carta igienica fatta con la cellulosa? Niente più (il sederino ce lo puliremo con le foglie, meglio con quelle d’ortica, così quando saremo nervosi, non avremo scuse…)!
Parola d’ordine: riciclare! Perciò non rimane che piantarla!
E allora vai con la proposta! Ad ogni essere umano che nasce e che muore in Italia, la circoscrizione, o il municipio di appartenenza, o il comune, avranno l’obbligo di piantare un albero, rispettando la tipologia della flora della zona dove sarà accaduto il fausto o l’infausto evento.
Le spese chi se le accollerà? I deputati e i senatori del nostro bel paese, che devolveranno serenamente, pacatamente, concretamente, il tre per cento dei loro emolumenti, pensione compresa (insomma alla fine saremo noi ad accollarci le spese, visto che lo stipendio che loro rubano lo paghiamo noi con una cifra enorme di tasse…).
Vi sembra un’assurdità?
Peggio di quelle che già ci sono?

Scorpio Venusiano

L’UCCELLO CHE SOFFRIVA DI VERTIGINI

Questa è la storia di Loco, un bel pappagallo verde brillante, di origine sudamericana, anzi, per essere precisi, un Parrocchetto, nato a Roma, che soffriva, strano a dirsi, di vertigini.
I suoi compagni lo vedevano sempre camminare per terra, allora tentavano di stimolarlo ad intraprendere il volo, ma, nulla di fatto, non c’era verso, lui non voleva volare, ed il cibo, lo cercava solo ed esclusivamente per terra, come i mammiferi.
Suo padre si vergognava, e ad un certo punto non ce la fece più, e gliene cantò quattro: “lo sai chi sei? Sei un uccello, e gli uccelli hanno come caratteristica principale quella di volare. Mi spieghi perché tu non lo fai? Qual’è il tuo problema?” “Mi vergogno un po’ a dirtelo.” “Ti vergogni? E che sarà mai?” “Va bene, te lo dirò. Ma tu mi dovrai giurare di non dirlo a nessuno.” “Va bene.”
“Soffro di vertigini.” “Cosa? Tu soffri di…vert…ig…hi hi hi…hu hu hu…ha ha ha…”
Ed il padre cominciò a ridere, a ridere, e la risata aumentava sempre più. Ad un certo punto si rotolò a terra sganasciandosi dalle risate. Tant’è che lacrimava, addirittura. Insomma, non c’era verso, non riusciva più a fermarsi.
Allora Loco, adirato, gli voltò le spalle e s’incamminò, con l’idea di allontanarsi il più possibile dalla sua famiglia per farla finita con la vita, una volta per sempre. Non sopportava più questo stato di cose. Era giunto al massimo livello di sopportazione.
Ma, andando in giro esclusivamente a piedi, se la rischiava parecchio, in effetti evitò per un soffio un gatto e un cane che avevano brutte intenzioni nei suoi riguardi.
Intanto il suo cervello pensava e ripensava a come avrebbe potuto farla finita. Ad un certo punto gli venne un’idea: “e se andassi nel punto più alto di Roma e mi buttassi di sotto?”
Tempo addietro, parlando con la buonanima del suo bisnonno Garibaldi (chiamato così perché era l’eroe dei due mondi, arrivato a Roma dal sudamerica, dov’era stato catturato, messo in cattività, venduto e trasportato in Italia, da dove riuscì a fuggire dalla gabbia dove era stato rinchiuso, combattè poi contro gli uccelli nostrani che lo volevano cacciare via, ma, in un modo o nell’altro, vinse tutte le battaglie), seppe che uno dei punti più alti della città era il colle, chiamato Gianicolo, da dove spesso suo bisnonno si affacciava dalla terrazza per godersi il meraviglioso panorama, che, diceva, non ce n’erano di uguali in sudamerica.
Allora Loco si decise ad andarci, per farla finita una volta per tutte.
Chiedendo in giro, a merli, a passeri e a piccioni, evitando accuratamente i gabbiani e le cornacchie, riuscì, faticando non poco, ad arrivare sopra il famoso colle.
E fece come suo bisnonno, salendo, a fatica, sulla balaustra della terrazza. Dopo essersi goduto quello splendido panorama, chiuse gli occhi, mandò mentalmente una richiesta di perdono al dio dei pappagalli, e si buttò.
Mentre cadeva, l’aria gli apriva le ali, allora Loco socchiuse gli occhi e istintivamente sbattè le ali, prima in modo goffo, poi più ritmico, con gli occhi aperti.
E allora si accorse di volare, e vide che era una cosa meravigliosa. Guardando di sotto non aveva più quella brutta sensazione di vertigine.
Le ali ora si muovevano armonicamente, anzi, spesso neanche si muovevano, e lui sfrecciava velocissimo sfiorando le cime dei bei pini romani.
Che splendore, pensò. Ho dovuto toccare il fondo per salire in alto. Ma ne è valsa la pena.
Grazie, vita! E rideva beato, mentre rapido volteggiava, facendo spericolate piroette.
E così lo si vide allontanare in un volo velocissimo, come solo i pappagalli sanno fare, in direzione sud-ovest, verso la terra dei suoi avi, che lui spesso sognava, perché il bisnonno gli raccontava da dove veniva; gli parlava della giungla e dei suoi abitanti, gli narrava di storie sui giaguari, sui caimani, sulle anaconde, sugli altri uccelli coloratissimi che vivevano sopra alberi maestosi, e sulle battaglie dei Parrocchetti contro di loro.
E lui con gli occhi aperti sognava, sognava di andarci a vivere.
Dunque, era finalmente giunta l’ora!
Sentiva che Roma, per quanto bella, non era il suo posto.
Perciò partì, e nessuno dei suoi compagni lo vide più.

Martino Taurino

A DAPHNE, LA CORONA DI ALLORO

Daphne, in greco, vuol dire Lauro, cioè la pianta di Alloro, di cui le foglie erano, nell’antichità, usate per fare corone, come simbolo di vittoria, da donare ai vincitori delle gare in onore di Apollo.
Daphne era il nome di una delle Naiadi, un tipo di Ninfa femminile associata prevalentemente ai corsi di acqua dolce nella loro generalità, quindi a fontane, pozzi, sorgenti e ruscelli.
Daphne Caruana Galizia era una giornalista-blogger di Malta, che è stata uccisa da una bomba, mentre era nella sua auto; speriamo che la sua “acqua” possa dissetare coloro che vogliano fare il suo mestiere, come lei ha fatto il suo, con tanto coraggio e determinazione da rimanerne
uccisa.
Daphne si è trasformata, non in pianta d’Alloro, inseguita da Apollo, ma ammazzata da gente che aveva paura delle sue parole, che voleva toglierla di mezzo, perché era troppo pericolosa, perché sapeva troppe cose, perché sapeva fare veramente il suo mestiere.
Daphne era già stata minacciata tante volte, ma nel suo ultimo post aveva scritto: “La situazione è disperata, ovunque io guardi, vedo solo corruzione.” In un’isola che è un “paradiso fiscale”, si possono facilmente immaginare i soldi sporchi che entrano ed escono. Tant’è che in una di queste manovre c’era di mezzo addirittura la moglie dell’attuale premier del centro-sinistra
Muscat.
Daphne rimarrà viva nella memoria di chi cerca la verità, come hanno fatto altre donne giornaliste, come la Politovskaja in Russia, la Lepage nella Repubblica Centroafricana, la Niedringhaus e la Cutuli in Afghanistan, la Alpi in Somalia, la De Palo in Libano, la Colvin in Siria, e tante, e tanti altri, che hanno saputo portare fino in fondo la loro passione, il loro desiderio di verità.
Perchè la verità è come l’amore, quando è troppa, a qualcuno da fastidio.

Martino Taurino

ECCO COSA VUOLE LO STATO

Dialogo tra Aaron Russo e Nicholas Rockefeller.
Aaron: “allora Nick mi chiese cosa ne pensassi dell’emancipazione femminile, io gli risposi che era una cosa buona, e lui mi rise in faccia e mi disse che ero un idiota, e mi spiegò che erano loro, la Fondazione Rockefeller, che possiedono giornali e televisioni, all’origine dell’emancipazione della donna; le motivazioni erano che così avrebbero potuto tassarle, i bambini sarebbero andati a scuola prima, indottrinandoli più facilmente, rompendo i legami familiari, così avrebbero considerato lo Stato come la loro famiglia, e la scuola e le autorità come la loro vera famiglia. Ecco le principali ragioni dell’emancipazione della donna.”

P.s.: un consiglio, andate su Internet, e leggetevi l’intervista a Russo su Rockefeller.

Martino Taurino.

CHE VUOLE LO STATO ?

Persino un genio come Orwell, che aveva uno sguardo molto lucido sul futuro (per forza di cose pessimista…), tanto da predire precisamente quel che sarebbe avvenuto decenni più tardi, sarebbe rimasto atterrito da quel che ha scritto Ferdinando Camon a proposito dell’obbligo vaccinale, in un articolo dal titolo “Quando l’amore è dannoso” (ma non era cattolico? Non si ricorda la famosa lettera ai Corinti di San Paolo sull’Amore?). Ebbene questo soggetto ha scritto:
“…i bambini devono capire che quel che vuole lo Stato vale più di quel che vuole il papà o la
mamma.” Pazzesco!
Pensate voi uno con questa mentalità che tipo può essere, pensate anche alla sfiga di averlo come padre. Viene in mente il suo rapporto con i figli, di sudditanza rispetto al nostro beneamato Stato, condotto da democristiani, socialisti, berlusconiani, ulivisti, renziani e chi più ne ha più ne metta; in buona sostanza stiamo parlando della feccia dell’umanità italiana (o, per dirla in modo leggero, ”casta”). Ed io, padre, dovrei additare loro come simboli di saggezza e di virtù a mio figlio? Dovrei dunque essere accondiscendente verso questi malviventi?
Chissà, magari questo “straordinario” intellettuale conosce solo genitori cerebrolesi, e forse, a quel punto, volendo, con un po’ di sforzo, potremmo anche giustificare quella sua uscita
allucinogena…
O più probabilmente sarà solo una questione di età, visto che è del ’35, magari la sostanza amiloide si sta diffondendo nel suo cervello, e non ci sta più tanto con la testa…

Scorpio Venusiano

MAMMA! LI TURCHI!

Nel corso dei secoli le coste italiane sono sempre state invase da orde di “barbari”, che saccheggiavano e depredavano, stupravano ed uccidevano, tant’è che molti villaggi situati in riva al mare, hanno abbandonato la costa per rifugiarsi nell’entroterra, ricostruendo i loro villaggi dove avevano più possibilità di scampare alle continue incursioni.
Le industrie farmaceutiche che guadagnano cifre enormi sui vaccini, stanno cavalcando l’onda della paura dell’arrivo degli immigrati sulle nostre coste perchè “portano le malattie”.
E allora l’uomo ignorante, di cui l’Italia è piena, pensa che bisognerà vaccinarsi per proteggersi, credendo che i vaccini lo immunizzino da chissà quali terribili epidemie, ma ciò non è affatto vero, anzi, con tutto quello che c’è dentro ai vaccini, lo rendono più debole…
E a tal proposito, c’è da dire che l’occidente, con in testa i “benefattori dell’umanità”, come per esempio Bill Gates e consorte, hanno contribuito non poco, anche con enormi campagne promozionali e pubblicitarie, ad “asfaltare” (leggi infettare) la popolazione africana con notevoli aiuti economici alle vaccinazioni di massa di milioni di individui…pensate che addirittura l’HIV parrebbe derivare da questo fatto…andate a dare un’occhiata sul web…
Sembra ancora di risentire l’eco delle antiche grida dei bambini che giocavano per strada, nei vecchi villaggi costieri di una volta, quando avvistavano navi saracene in arrivo:
mamma! Li turchi!

Martino Taurino

IL VACCINO SUL TETTO CHE SCOTTA

Era il 1958 quando uscì il bel film “La gatta sul tetto che scotta” di Richard Brooks con Paul Newman ed Elizabeth Taylor, la “gatta” in questione.
In questo caso invece, una porzione di tetto è collassata, in uno dei Licei più in vista della capitale, il Virgilio; mentre lo Stato è tanto preoccupato, non per le scuole fatiscenti, ma per i vaccini, per l’obbligo vaccinale, facendo finta di non sapere che dentro ai vaccini ci sono delle sostanze che abbassano le difese immunitarie dei ragazzi, rendendoli più deboli e indifesi di fronte alla vita.
Il tetto “scotta” perché sono anni che i vari governi che si sono succeduti hanno, esclusivamente per propaganda politica, parlato di dover fare la ristrutturazione delle scuole, come cosa fondamentale, perché, come è risaputo, non c’è niente di più caro dei propri figli. E non è mai stato fatto nulla.
E per l’estrema pericolosità dei vaccini? Anche questi colpiscono i nostri figli. E allora?
Allora direi di finire con l’ultima frase del film sopra citato: “…facciamola finita con le bugie e coi bugiardi.”

Martino Taurino

MOSCHE SULLA MERDA

Quanto piace ai giornalisti, riempirsi la bocca con la frase “fake news”, le notizie false, come se quelle che danno loro siano vere.
Esistono le notizie vere? Che cos’è la verità? E soprattutto, a chi conviene dare quella notizia?
Da quando c’è stato il ventennio berlusconiano, sono riusciti a rendere falsa anche la verità…
Poi è arrivato renzusconi, ed ha asfaltato gli ideali “comunisti”, riuscendo in quello che il suo mito (di cui sopra) non era riuscito a fare.
In effetti, prima che ciò accadesse, il grande Gaber cantava: “cos’è la destra, cos’è la sinistra…”
D’altronde nel programma della loggia P2 c’era il controllo totale dei media…
Tornando alle “fake news”; esiste l’oggettività? O tutto è diventato soggettivo?
In quest’epoca dove Internet la fa da padrone, le notizie che emergono sono le più disparate, d’altronde, per accontentare 3,2 miliardi di punti di vista differenti (cioè coloro che utilizzano Internet nel mondo), l’offerta delle opinioni deve per forza di cose essere inesauribile…
Già quel genio di Kurosawa, nel 1950, nel suo film “Rashomon”, narra del relativismo e delle mille sfaccettature della verità.
La prassi vuole che quando si va su Internet, si è catturati dalle notizie che più ci attraggono, a livello individuale. Saranno vere? Saranno false? Quante notizie false si sono rivelate vere a distanza di tempo? E quante di quelle cosiddette vere, alla fine sono risultate false?
Perciò il mio consiglio è quello di diffidare dei giornalisti, perché danno la sensazione di essere come mosche sulla merda.
Ed è proprio di questi giorni la notizia che la polizia postale sta chiudendo vari siti che non sono d’accordo con le vaccinazioni obbligatorie.
Ma questa merda non interessa a quelle mosche? Possibile che non ne sentano la puzza?
Eppure l’odore è nauseabondo…che strano…

Scorpio Venusiano