BOM TOMBADILLO (seconda parte)

Ero seduto su di un comodo divano fatto in legno, con morbidi cuscini di lana, con il piede appoggiato ad uno sgabello, e così, bello rilassato, cominciai a guardarmi intorno. Innanzitutto vidi una biblioteca fornitissima, dove non mancava nessun classico, Omero, Virgilio, Dante, Petrarca, Ariosto, Cervantes, Shakespeare, Gogol, Puskin, Dostojevski, Tolstoj, Steiner, Kafka, Joyce, Orwell, Tolkien e chi più ne ha più ne metta. Però…non mi aspettavo che un contadino avesse tutti questi libri. Magari li avrà pure letti… Sulle pareti c’erano attaccate svariate stampe, opere di Raffaello, Bosch, Caravaggio, Dadd, Escher, Van Gogh, Mirò, Kandinski, Kokoschka, Pollock. Eppoi molte sculture in legno, scolpite per lo più su grandi radici, che rappresentavano gnomi, animali, esseri fatati. Ed erano molto ben fatte. Niente male davvero, questo è un agricoltore evoluto, altro che…
Dopo un po’, ritorna, mi spalma le pomate, che avevano un buon profumo, e mi benda la caviglia. E lo fa con una dovizia di mestiere che gli chiedo: “Bom, sei molto bravo, cos’è, hai fatto pure l’infermiere? Oltre che essere un artista ed un agricoltore, e chissà cos’altro?” “No, è che quando decidi di essere autosufficiente, le cose bisogna cercare di farle il meglio possibile. Per il proprio bene, mica per altro.”
A quel punto entra Flora, con un cesto pieno di frutti di bosco. Io faccio per alzarmi, ma Bom mi rimette subito giù. “Ciao cara, avremo un ospite per almeno una settimana”. “Che bello avere degli ospiti. Salve, mi chiamo Flora Baccoro. E’ sempre un piacere incontrare qualcuno.” Anche lei dava una sensazione gradevole, di una calma serena. Una bella donna florida, con le gote rosse e un’aria da contadina. Come dire, Dio li fa e poi li accoppia.
Quindi rimasi da loro una settimana, servito e riverito. Sono stato benissimo. Si mangiava meravigliosamente. Cucinavano tutti e due, con una stufa a legna anteguerra, che andava una meraviglia. E tutti e due erano vegetariani e astemi. Non compravano nulla, anche perché il paese più vicino era a svariati chilometri di distanza.
A parte i legumi, la verdura e la frutta già citati, avevano un pezzo di terra adiacente seminato a grano, ma non quello che si usa normalmente, bensì mi disse che era di un’antica qualità, che quando gli occorreva, trasformavano in farina avendo una piccola macina a pietra, mossa dai cavalli, e con ciò si producevano il pane, avendo un bel forno fuori, fatto da lui, e si facevano pure la pasta, poi i formaggi, avendo delle capre, e pure le uova delle galline (con relativo gallo coloratissimo). Insomma non dovevano chiedere proprio nulla a nessuno. Autogestione al cento per cento!
In seguito mi presentò gli altri mammiferi, ognuno aveva un nome: c’era un altro cavallo di nome Tam, due cani chiamati Randalf e Uragorn, due gatti nominati Timli e Cegolas, e due oche, Leriadoc e Neregrino. Ma la cosa più strana era la vipera che loro avevano nel granaio, che loro chiamavano Soromir, e mi dicevano che grazie a lei non esistevano topi da quelle parti. Nomi bizzarri per degli animali, senza dubbio. E per quanto riguarda la vipera gli domandai del rischio che loro stessi correvano, ma lui con serenità disse: “bisogna sempre guardare dove si mettono i piedi. E poi tutti gli animali velenosi ci tengono alla loro arma, gli serve per mangiare, perciò non vogliono affatto sprecarla. Certo è che si devono difendere, e allora se si calpestano è naturale e giusta, la loro reazione. Vedi che se tu li ignori, loro faranno lo stesso con te. Come dire: vivi e lascia vivere.”
Come ho detto, la loro casa non aveva elettricità, perciò non c’erano nè televisione, nè computer, nè telefoni o cellulari. Proprio fuori dal mondo.
E forse sarà stato anche per questo che riuscivano a comunicarmi una voglia di vivere antica, serena e tranquilla, in totale armonia con la natura.
Ma il fatto più entusiasmante era parlare con lui. Aveva un punto di vista particolare su qualsiasi cosa, sapendo il fatto suo, e sapendolo bene. Insomma, un tipo decisamente “sui generis”. Effettivamente in quella settimana, l’ho tempestato di domande su tutto lo scibile umano. E le risposte non erano mai banali, anzi, rivelavano una conoscenza estesa, a tutti i livelli. Perciò una sera gli ho fatto un’intervista, davanti al camino, con una bella tisana calda e dei buonissimi tozzetti fatti da Flora. E così ho pensato di riportarla sul mio blog.
E veramente c’è da rimanere stupiti perché spesso dalle risposte di Bom si evince un’idea ben precisa sul senso della vita, su chi siamo, dove andiamo e perché. Diciamo però che si esce completamente fuori dalla norma, assolutamente diverso dalla stragrande maggioranza del pensiero comune.
Con delle teorie sul senso della malattia e del destino che lasciano interdetti. Difficili da accettare.
Comunque ho creduto che un altro (davvero diverso) punto di vista, potesse essere interessante; per me lo è stato, forse lo sarà anche per altri, perciò: buona lettura.

Martino Taurino

BOM TOMBADILLO (seconda parte)ultima modifica: 2017-02-05T08:12:07+01:00da martinotaurino
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