BOM TOMBADILLO (prima parte)

Tempo fa, mentre stavo facendo trekking sui monti Lepini, caddi in un crepaccio. La caviglia mi faceva male, ed avevo qualche graffio, perciò gridai aiuto. Dopo un po’ vidi spuntare una faccia barbuta, a metà tra un uomo e uno gnomo che mi disse di stare calmo e mi chiese se mi ero rotto qualcosa, io gli dissi della caviglia, e lui mi rispose di non preoccuparmi che ci avrebbe pensato. Dopo un po’ vidi una corda intrecciata con dei nodi scendere nel crepaccio, mi chiese di imbragarmi con quella che mi avrebbe fatto uscire di lì. E così fece, con un cavallo che mi tirava su. Poi mi aiutò a montarci sopra e disse che saremmo andati a casa sua che si trovava poco distante.
Strano tipo questa persona, avrà avuto, più o meno, tra i cinquanta e i sessant’anni. I suoi occhi davano una sensazione di tranquillità assoluta. Il suo viso, da vero contadino, era abbronzato e sereno. Sembrava che nulla potesse turbarlo. Camminava a fianco al suo cavallo che chiamava Brodo con cui sembrava chiacchierare amabilmente, ma non con le parole, piuttosto, senza…non saprei come spiegarlo…ma vedevo che loro comunicavano…
Non facemmo neanche un chilometro quando arrivammo alla sua abitazione, tutta in legno, talmente compenetrata nell’ambiente circostante da essere poco visibile ad una certa distanza.
Adiacente all’abitazione c’erano svariati orti, uno di sole piante officinali, in un altro riconobbi carote, fagiolini, zucchine, zucche, vari tipi di legumi, anche piante da cucina, basilico, sedano, prezzemolo, e poi cipolle, aglio, insomma meglio di un negozio di frutta e verdura.
Una cosa avevo notato, l’assenza di solanacee, come pomodori, peperoni, melanzane, patate. Allora glielo dissi, e lui mi rispose che quando si mangiano le solanacee (che non sono originarie del nostro continente, bensì dell’America) il nostro metabolismo lavora più del normale, togliendo così energia altrove, dove è più utile.
Poco distante notai una sorgente d’acqua che sgorgava come da una fontana, e allora gli chiesi come era possibile a quell’altezza una fonte naturale, e se era acqua potabile. Lui mi rispose che la forma della fontana l’aveva adattata lui e che quell’acqua aveva delle notevoli proprietà, e poi mi disse che non è un caso che il tutto sia stato costruito vicino a quella sorgente, poiché l’acqua è vita, perlomeno in questo pianeta.
Poi c’erano svariati alberi da frutta, agrumi, mele, pere, pesche, ciliegie, albicocche, tralci di vite e vicino casa c’era un’enorme, splendida quercia e, non molto lontano, vidi una dozzina di arnie, poi delle strutture in legno che sarebbero potute essere un ovile e un pollaio.
Pensai, caspita, come si dà da fare l’amico. Chissà quanto ci ha messo a fare tutto ciò, perché ero sicuro che se l’era fatto da solo.
Prima di farmi entrare a casa sua si presentò: “piacere, Bom Tombadillo”. Che strano nome, pensai. E lui, come leggendo nella mia mente rispose che il nome per intero era Bomarzo, perché i suoi genitori, il padre portoghese e la madre di un paese dei monti Lepini, si erano incontrati ed innamorati lì, all’interno dei giardini di Bomarzo. Ricordai di esserci stato a suo tempo, e che mi erano piaciuti molto.
Quindi zoppicando, appoggiandomi a lui, entrai nella sua casa. Dentro era molto graziosa, con un buon profumo di spezie aromatiche. Notai come se ci fosse una mano femminile nell’arredamento. E lui, percependo di nuovo i miei pensieri, disse: “tra un po’ dovrebbe tornare Flora, la mia compagna, che è andata a raccogliere frutti di bosco. Intanto fammi sentire la caviglia.” Mi tolse la scarpa, il calzettone, e cominciò a muovere leggermente il piede, dopo un po’ disse che era una slogatura, e per quanto riguardava i graffi non erano un problema e che nel giro di una settimana sarei guarito completamente, se avessi seguito scrupolosamente le sue cure. E mi invitò a restare da loro per il tempo della guarigione. Anche perché l’unico mezzo di locomozione che aveva era il cavallo, perciò non poteva accompagnarmi da nessuna parte. In effetti ci trovavamo quasi in cima al monte più alto di quella catena montuosa. Io gli risposi che non volevo affatto recare disturbo alla loro quiete bucolica. Ma lui rispose che sicuramente la mia presenza avrebbe fatto piacere anche a Flora. Poi mi chiese se volevo una tisana ed io accettai.
“Bom…possiamo darci del tu?” “Certo, io do solo del tu, non l’hai notato?” “Mi chiedevo come fate a vivere fuori dal mondo. Non avete l’elettricità…è…è inconcepibile!” “Per quelli come te, sicuramente. Guarda che comunque è tutta una questione di scelte ben precise, e poi di consuetudini. In fondo ci si abitua a tutto.” “Ma almeno sapere quello che accade nel mondo…” “Noi le notizie le leggiamo nella Cronaca dell’Akasha.” “E cos’è, un giornale?” “Poi te lo spiego. Ora mi devi scusare ma devo andare a preparare gli unguenti per la caviglia ed i graffi.
Ti occorre qualcosa?” “No, grazie. Sto benissimo.”

Martino Taurino

BOM TOMBADILLO (prima parte)ultima modifica: 2017-02-01T10:08:52+01:00da martinotaurino
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