La Satyagraha (resistenza passiva) è una pratica elaborata dal Mahatma Gandhi e adottata in seguito da gente come Martin Luther King, Nelson Mandela e Aung San Suu Kyi. E’ una teoria che si basa fondamentalmente sulla non violenza.
E allora l’India, per compiacere suo “Padre”, cosa gli ha fatto? Per le festività natalizie un bel regalo (in particolare al Pakistan…): ha lanciato un missile capace di trasportare testate nucleari e colpire obiettivi ad oltre 5mila chilometri di distanza, e lo ha chiamato Agni, che presso la religione induista è il dio del fuoco, figlio del cielo e della terra che rappresenta le forze della luce, e perciò considerato il mediatore tra gli dei e gli umani.
Certo che suona meglio rispetto al nome che ha dato Putin al suo missile: Satana.
Però quello russo, probabilmente, è più coerente rispetto all’utilizzo finale. Senza dubbio.
Tornando all’India e a quello che ha lanciato e guardando al suo premier Narendra Modi, alla fine risulta normale che ciò sia accaduto. Se pensate che costui in gioventù militava in un movimento paramilitare di estrema destra (RSS) e che è stato prima accusato di limitare fortemente la libertà di stampa, poi criticato per le sue posizioni dispotiche e le sue idee nazionaliste ed estremiste.
Dopo la sua elezione alcuni analisti hanno dichiarato di temere che il suo governo possa minacciare le minoranze e tollerare la violenza.
Perciò, se pensiamo al rapporto tra India e Pakistan, incrociamo le dita e speriamo bene, perché questi due stati, insieme alla Corea del Nord, sono gli unici a non aver sottoscritto il TNP (trattato di non proliferazione nucleare)…
Resta solo l’amaro in bocca, per quello che l’India poteva rappresentare per il mondo intero, sia per il suo glorioso passato (pensate solo ai Veda, antichissima raccolta in sanscrito, che è stata la base della cultura mondiale), e sia se avesse seguito le indicazioni di suo “Padre”, il Mahatma Gandhi…

Martino Taurino