FIDEL E’ MORTO. VIVA FIDEL.

Per capire veramente la Storia, occorre sempre inserirsi nel suo contesto, come in tutti i fatti, e allora bisognerà riconoscere che prima della rivoluzione cubana, la situazione in quell’isola era pessima, sotto la dittatura corrotta e sanguinaria di Fulgencio Batista, sostenuta e sovvenzionata dagli Stati Uniti e dalla mafia italo-americana.
Trent’anni dopo la rivoluzione, nel 1989, andai a Cuba, e restai un mese e mezzo all’Avana, vivendo tra le persone.
Gente calda ed accogliente. Tendenzialmente molto estroversi. Si potrebbe dire che per loro la vita è come una spremuta di limoni dentro una bagnarola piena di Havana Club Silver Dry…della serie: bevi, e cogli l’attimo…
Però si beveva pure per dimenticare, perché in quel periodo se la passavano molto male; l’Unione Sovietica aveva chiuso i rubinetti, avendo al suo interno grossi problemi, tant’è che dall’anno dopo cominciò la dissoluzione.
In questo difficile contesto, io lavoravo per conto di certe facce patibolari, che frequentavano Animas, vicino al Paseo de Martì, dalla parte dell’Avana Nueva, e andavo nei negozi per turisti a comprargli, con i loro dollari, jeans e quant’altro, e, consegnatogli l’abbigliamento, mi davano il corrispettivo in pesos, perciò ne avevo migliaia dentro al portafoglio, che però erano praticamente inutilizzabili, perché non c’era niente da comprare.
Ricordo l’unica volta che entrai in un supermercato, ed una delle pochissime cose che vidi erano una dozzina di paia di anonimi calzini grigio e neri dello stesso numero.
Cosa mangiavo? Se ero fortunato pollo fritto in qualche ristorante, oppure in mezzo alla strada qualche piccolo banchetto con le banane fritte, sennò si rimediava quel che si trovava dai miei amici cubani a cui regalavo svariati pesos. Ogni tanto si spargeva la voce che era arrivato qualcosa di contrabbando, casse di rhum o di birra, allora questi amici mi chiamavano per spendere i soldi che avevo, e così, di nascosto, si poteva festeggiare.
La situazione cubana di allora era triste. Castro appariva continuamente in televisione a sostenere le sue idee ed a rasserenare la gente, dicendo di stare tranquilli che quel periodo di austerità sarebbe finito quanto prima, e dava la colpa di questo al “bloqueo”, cioè all’embargo degli Stati Uniti.
Una volta, passeggiando sul “Malecòn” (lungomare) dell’Avana, vidi, in pieno giorno, tre persone giovani sopra un gigantesco copertone di un megacamion con un paio di “remi”, che salutavano amici e parenti e partivano verso gli Stati Uniti, probabilmente nella direzione della Florida, si presume su Key West, che in linea d’aria è la città più vicina.
Una scena surreale, io mi immaginavo che dovessero attraversare cose terribili, attacchi di squali, tempeste, allora ho chiesto ai loro parenti quante possibilità avrebbero avuto di arrivarci in quelle condizioni, ed uno di loro mi disse che il dieci per cento era già tanto. Ed io esterrefatto gli dico: “e voi li lasciate partire?” E lui di rimando: “qual’è l’alternativa? Restare qui, in queste condizioni?” Non sapevo cosa dire…rimasi basito a guardarli allontanarsi lentamente…
Ricordo un giorno che dovetti recarmi all’ambasciata italiana, vidi svariati maschi italiani che stavano chiedendo il permesso di sposare donne cubane per portarle in Italia, a casa loro, perché all’epoca loro non potevano uscire.
La situazione media era la seguente: maschio italiano, brutto e rozzo. Femmina cubana, bella e sveglia. E’ evidente che le donne, pur di uscire da quella triste e penosa situazione, avrebbero fatto di tutto. Anche perché trovando il “pollo” italiano da spennare, avrebbero risolto per sempre la loro vita e quella della loro famiglia.
Tra le varie persone incontrate nel sottobosco dell’Avana, ricordo un anziano intellettuale omosessuale che mi raccontava i guai che aveva passato con il potere solo per il fatto di essere tale in quel contesto, anche se era stata depenalizzata dieci anni prima, l’omosessualità in fondo non era ancora accettata.
Era bello parlare con lui di cultura nei vicoli dell’Avana vecchia, citava a memoria poesie di Josè Martì, di Nicolas Guillèn, stralci dei romanzi di Alejo Carpentier, oppure cercava di imitare la voce del cantante Benny Morè…
Tornando alla mia esperienza, un bel giorno, mentre stavo uscendo dal negozio per turisti con due enormi buste di plastica piene di jeans ed il taxi che mi aspettava fuori con il motore acceso, due guardie mi presero sottobraccio e mi portarono in questura. Poi mi accompagnarono presso la stanza d’albergo dove avevo la mia roba e dopo mi scortarono sin sotto la scaletta del primo aereo che partiva per l’Italia. Prima di salire mi dissero che il mio nome era stato inserito tra gli indesiderabili, ovvero sulla loro black list, perciò, Cuba per me, era persa per sempre…
Concludendo, sia lode all’avvocato Fidel Castro ed al medico argentino Che Guevara che perlomeno ci hanno provato. Certo, il risultato finale è sempre lontano dall’entusiasmo iniziale, dagli ideali originari di una società equa e solidale.
Ma con gli Stati Uniti a poca distanza, che rappresenta da sempre la bestia imperialista e capitalista, hanno fatto un vero miracolo a rovesciare Batista. E’ vero che hanno incarcerato qualsiasi oppositore, così come sembra che abbiano sulla coscienza svariate esecuzioni, ma per una rivoluzione questo, purtroppo, rientra nella “normalità”…
Famosa la frase finale di Castro della sua arringa di fronte al Tribunale che lo stava processando per l’attacco, nel ’53, contro la Caserma Moncada, un importante base militare, finito con un fallimento: “condannatemi, non importa, la storia mi assolverà”. Col senno di poi, questa frase sembra un po’ presuntuosa.
Va comunque ricordato che il caso non esiste, e la Storia sta lì a dimostrarlo, con le sue luci e le sue ombre. Cioè, non poteva andare altrimenti, perchè questo, care signore e signori, fa parte del karma dell’umanità…

Martino Taurino

FIDEL E’ MORTO. VIVA FIDEL.ultima modifica: 2016-12-08T15:52:21+01:00da martinotaurino
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